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Tiziano Guardini: moda ed ecosostenibilità

    Lo stilista nominato Best Emerging Designer ai Green Carpet Fashion Awards si racconta.

    TIZIANO GUARDINI. LO SGUARDO-MODA, L’OCCHIO-MODA, LA CREAZIONE-MODA, IL PENSIERO-MODA, A VOLTE SCEGLIE VIE CHE TROVANO, RAGGIUNGONO, CONQUISTANO LA PERFEZIONE DELL’ESTETICA CON LA SOSTANZA,
    LA PERFEZIONE DELL’IMMAGINE CON IL CONCETTO PIÙ RADICATO: QUELLO PIÙ NATURALE, SANO,
    ECOSOSTENIBILE.

    Una filosofia di pensiero racchiusa in un tessuto. Un filo conduttore del rispetto per l’ambiente racchiuso in un dettaglio, in un ricamo, in una forma e proporzione, fino in un intero total look.

    Questo modo di essere e di pensare ha colpito da subito Tiziano Guardini tanto che il designerper questa sua passione-lavoro-impegno ha vinto qualche settimana fa durante la moda milanese, il Best Emerging Designer (prima edizione dei Green Carpet Fashion Awards).

    Ecco allora in collezione il coat in tessuto 100% riciclato da PET e reti da pesca fino all’abito in seta non violenta con ricamo con gusci di cozze e CD lacerati riciclati. Perché l’armonia con la Madre Terra, oggi è più che mai necessaria…

    Il designer ha esposto le sue creazioni ed è stato ospite ad alcuni eventi nazionali ed internazionali, penso per esempio nel 2013 alla Royal Albert Hall a Londra e nel 2014 alle Nazioni Unite a Ginevra all’interno dell’evento “Fashion for Forest and Forest for Fashion” insieme al Maestro Michelangelo Pistoletto fino nel 2016 alla sua collaborazione con il premio Oscar Mrs. Milena Canonero, per la realizzazione dello spettacolo “Cum Grande Humilitate” presso il Duomo di Milano. L’ho incontrato questa settimana per Focus On.

    Facciamo un passo indietro. Mi racconta come ha iniziato? A fare moda o di occuparmi di sostenibilitá.. Perché nel primo caso é stato dopo una laurea in economia e dopo aver capito che la vita che si puó vivere sia solo la propria e quindi ho ripreso quel desiderio di quando avevo 11 anni e andando a fare il test d’ingresso all’Accademia Koefia di Roma dove poi ho continuato gli studi fino al Master. Per quanto riguarda la sostenibilitá é stata una normale conseguenza del mio stile di vita in quanto vegano adesso, ma all’epoca giá vegetariano, ho sempre avuto il desiderio di vivere in armonia con il pianeta riconnentendomi con esso e quindi finiti gli studi non potevo pensare di approcciarmi al mio lavoro in maniera diversa da come vivo.

    Che cosa significa creare, disegnare una moda ecosostenibile? C’é una storia fantastica del colibrí e del leone che le vorrei raccontare: Un giorno nella foresta scoppia un incendio e tutti gli animali iniziano a scappare da ogni parte. Un colibrí inizia a raccogliere una goccia d’acqua da uno specchio d’acqua e si dirige verso l’incendio e la lascia cadere sopra a questo. Poi ne prende un’altra goccia e mentre tornava verso le fiamme il leone lo ferma e lo deride dicendogli “cosa credi di fare sei piccoletto” e lui gli risponde “io faccio la mia parte”. La storia finisce che tutti insieme riescono a spegnere l’incendio. Quindi io faccio la mia parte nella mia vita in genere e di conseguenza nel lavoro che ho scelto di fare.

    Quali sono i tratti che caratterizzano l’animo-stile della sua donna? In realtá non vorrei ci fossero delle caratteristiche di un animo specifico, quasi a creare una casta; quello che vorrei invece arrivasse a tutte le donne che sceglieranno di indossare i miei capi sia percepire l’armonia, l’amore per la vita e il bello.

    Mi racconta come procede concretamente nella scelta dei tessuti e dei materiali che caratterizzano le sue collezioni? Dipende, ci possono essere dei tessuti che mi piacciono e ne cerco un’alternativa ecosostenibile e cruelty free oppure procedo con delle mie proposte all’azienda fornitrice. E per i materiali possono guidarmi dopo averli visti, oppure per una necessitá in termini sia stilistici che di portabilitá.

    Cosa ha provato qualche settimana fa quando ha vinto il premio come Best Emerging Designer alla prima edizione dei Green Carpet Fashion Awards? E come sono nati i capi, da quale ispirazione? In realtá la devo ancora metabolizzare l’emozione di quel giorno perché la mattina seguente ero giá immerso nella chiusura di una consulenza che doveva essere presentata la settimana dopo. Comunque una grandissima emozione che mi rimane difficile descrivere ma sa di cambiamento e di vittoria non solo mia ma di tutte le persone che credono in un sogno e da zero partono per realizzarlo. L’outfit e composto da un vestito fatto di seta non violenta (chiamata anche peace silk o seta di Gandhi) in cui a differenza della tradizionale, non si ammazzano i bachi prima che raggiungono l’ultimo stadio per impedire che quando escono rompano il filo. Ma si aspetta che i bachi diventino farfalle e si utilizzano i bozzoli ormai abbandonati. Sono state create delle strisce della stessa tagliate con una forma ad onde che si muovono ad ogni mocimento. E poi ho introdotto un ricamo octolus come animale guida e a protezione della donna/ninfa ricavato da palettes ricavate fa gusci di molluschi e da vecchi cd. E poi il coat é fatto di questo nylon che viene dal recupero di materiale plastico in mare, tagliato in senso orizzontale e verticale a forme di onda che prende vita ad ogni movimento d’aria. Quindi l’ispirazione é indiscussamente il mare arrivata da una notte passata con degli amici, in spiaggia sotto le stelle durante un ritiro yoga a Porto Ercole.

    Quali sono i suoi progetti futuri che ci può anticipare? Una precollection a Novembre nell’immediato.

    Un’ ultima domanda. Moda ecosostenibile che in qualche modo abbraccia e tutela tutti è un equivalente di moda democratica? Perché no, mi piace la sua immagine di abbraccio in quanto sono sicuro che si vince davvero quanto si vincerá tutti. 

    Fonte: fashiontimes.it